Il mondo, oggi, consuma circa 28 miliardi l'anno di barili di petrolio ed è, evidentemente, un consumo in crescita (il petrolio è quasi l'unica "fonte energetica" per i mezzi di trasporto e, quindi, al momento non può essere immediatamente sostituito in tale impiego).
Chi sono, oggi, i maggiori consumatori mondiali?
Stati Uniti: 7.24 miliardi di barili l'anno (25.9% del totale);
Europa: 5.5 miliardi di barili l'anno (19.7% del totale);
Cina: 2.2 miliardi di barili l'anno (7.9% del totale);
Giappone: 2.0 miliardi di barili l'anno (7.0% del totale).
Più dei consumi attuali, tuttavia, interessa la previsione dei consumi futuri.
Nel 2020 (la stima è dell'Iea: International energy agency) il mondo consumerà oltre 42 miliardi di barili l'anno di petrolio: il 50% in più dei consumi attuali.
I problemi, però, sono sostanzialmente due:
Su quel tasso di sviluppo, i prezzi "voleranno" oltre i 100 dollari al barile;
Nonostante ciò, sarà impossibile soddisfare quella domanda di petrolio.
Un certo Campbell, il massimo esperto mondiale di estrazioni petrolifere, ha fatto due conti ed ha scoperto che:
Le nuove scoperte di petrolio, hanno toccato il massimo nel 1964;
La produzione mondiale di petrolio ha toccato il massimo incremento nel 2004.
Significa che: dal
La differenza tra consumi e produzione si fa sempre più grande, fino a diventare abissale ed incolmabile.
Ed è, semplicemente, evidente che: più la differenza tra consumo e produzione si fa grande, e più i prezzi del barile di petrolio salgono, fino a livelli inimmaginabili (intorno a 200 dollari per barile), quando quella differenza dovesse superare i 5 miliardi di barili l'anno (intorno al 2015).
Mi direte: ma, se la produzione non ce la fa a stare dietro al consumo, bisognerà trovare altre fonti energetiche, diversamente si crea una "frattura" insanabile.
Vero, in teoria; in pratica non è così, perché il grosso del consumo di petrolio alimenta (principalmente) i mezzi di locomozione (autovetture, camion, aerei etc..) per i quali, all'orizzonte prossimo (i prossimi 5-10 anni), non c'è alcuna alternativa (immediatamente utilizzabile) al petrolio.
Sicché il consumo è, in gran parte, rigido ed incomprimibile (almeno per i prossimi 5-10 anni).
E ciò comporterà due conseguenze nefaste:
I prezzi andranno alle stelle;
Non ci sarà abbastanza petrolio per tutti (e, quindi, alcuni consumatori dovranno, necessariamente, essere "scoraggiati" con la "forza" dall'utilizzo del petrolio).
Adesso osservate la prima tabellina (in alto a questo foglio): quali sono i due paesi che consumano di più?
Oggi sono l'Europa e gli Stati Uniti; in futuro saranno
E gli Stati Uniti?
Neanche loro possono fare a meno del petrolio; neanche l'Europa e men che meno il Giappone.
E, quindi, come si fa quadrare questo cerchio?
...... Con una guerra.
Una parte del mondo, dovrà essere "costretta" a non utilizzare più petrolio (o a consumarne molto meno di adesso), in modo che il consumo totale sia (più o meno in linea) con la produzione.
Vedete altre soluzioni?
Per favore, lasciate perdere le fonti alternative (sole, vento, acqua, idrogeno, etc..): qui stiamo discutendo di futuro prossimo (da qui al 2015) e non di "calende greche"; e nel futuro prossimo, quelle fonti non saranno in grado di sostituire il petrolio.
Il problema, secondo me, è chi farà la guerra contro chi (europei, giapponesi ed americani contro cinesi ed arabi oppure altre possibili "alleanze")?
In ogni caso, le prime "battaglie" sono già iniziate: americani ed inglesi hanno invaso l'Iraq (per "esportare" la democrazia, s'intende, mica per "impadronirsi" del loro petrolio), ed i cinesi si stanno muovente in Sudan e Ciad (con lo stesso obiettivo).
Al prossimo "giro", americani ed inglesi attaccheranno l'Iran (sempre per "esportare" la democrazia, inutile dirlo) ed i Cinesi decideranno dove "esportare" la loro democrazia popolare.
La guerra, dunque, è già iniziata nell'incredulità generale, indotta dalle straripanti stronzate del regime mediatico in cui viviamo (tipo: "esportare la democrazia", "peace keeping", progresso e sviluppo per gli oppressi e via così, ad minchiam); ed è una guerra che ha già fatto milioni di morti (sono più di un milione le vittime irachene, decine di migliaia quelle afghane, e circa tremila i soldati americani ed inglesi già morti in combattimento).
Questa guerra ha già prodotto (quasi) tanti morti, quanti ne hanno causato tutte le guerre napoleoniche; eppure, un pubblico semi-addormentato dalle vicende del "Grande fratello" (o da altre, simili, scemenze televisive), continua, incredibilmente, a baloccarsi con l'idea che, in Iraq si stia combattendo per "assicurare" pace e libertà agli iracheni.
Esattamente come quegli americani che, nel dicembre del 1941, si sorpresero e s'indignarono per l'attacco giapponese a Pearl Harbor, trascurando il fatto (nascostogli, ovviamente, dal loro presidente) che, avendo la flotta americana imposto l'embargo petrolifero al Giappone (vedete come, alla fine, il petrolio determina i conflitti moderni), ed essendo lo stesso Giappone dipendente al 100% dai rifornimenti di petrolio via mare, quest'ultimo non aveva che due alternative: arrendersi senza neanche combattere (le scorte di petrolio potevano coprire un periodo massimo di nove mesi), oppure attaccare di sorpresa la flotta americana, rompere l'accerchiamento e "riconquistare" l'utilizzo delle rotte via mare.
Eppure, ancora oggi, un sacco di gente pensa che l'attacco giapponese sia stato un "vile colpo a tradimento" inferto dai "cattivi" orientali ai "buoni" americani.
La storia, come vedete, si ripete sempre, e gli stupidi non tramontano mai.
tratto da : disinformazione.net