martedì 8 luglio 2008

Parigi, l'ultimo contagio

Dai corridoi delle sale di negoziazione si sussurra che una prestigiosa banca francese per recuperare le perdite non ancora definitivamente capitalizzate, prodotte con sconsiderate speculazioni in obbligazioni strutturate, abbia investito ingenti quantitativi di denaro (attraverso delle apposite società veicolo) in contratti future al rialzo sul crude oil (leggasi petrolio). A Parigi, perchè è lì che risiede la sede operativa della banca, questa decisione è stata implementata in seguito al contango del petrolio. Con questo termine, negli ambienti borsistici legati alla compravendita delle merci, si suole identificare una singolare condizione di mercato in cui i prezzi a pronti sono inferiori di quelli a termine. In buona sostanza questo significa che acquistare petrolio attraverso un contratto future che abbia consegna fisica a 3 mesi costa meno rispetto ad una medesima fornitura che invece abbia consegna a 12 mesi.
Questa condizione di mercato è piuttosto insolita, infatti nella prassi mercantile avviene il contrario, almeno avveniva il contrario fino a qualche settimana fa: per fare un esempio, immaginate un uragano che colpisce la costa atlantica negli States, questo evento atmosferico inatteso compromette le potenzialità estrattive di alcune piattaforme offshore e perciò causa una impennata nel breve termine delle quotazioni in seguito ad una momentanea contrazione dell'offerta che tuttavia nel medio/lungo termine tende successivamente a stabilizzarsi e ad assorbire questo evento occasionale. In questa eventualità, quindi, i prezzi a pronti sono più elevati di quelli a termine (con scadenze molto distanti). Invece quanto sta avvenendo recentemente è piuttosto inquietante in quanto, man mano che si allontana la data di consegna (e quindi l'orizzonte temporale), più il prezzo del greggio aumenta. Questa dinamica dei prezzi evidenzia una sorprendente evoluzione dei mercati di approvvigionamento petrolifero, non tanto sorprendente per chi da alcuni anni ha iniziato ad occuparsi di informazione finanziaria (come il sottoscritto) paventando l'imminente crisi deflativa che colpirà il sistema delle economie globali a causa del peak oil.
Si aggiunga inoltre l'impossibilità tecnica nell'aumentare le scorte strategiche, semplicemente acquistando e ricevendo in consegna il greggio ai prezzi attuali per consumarlo più avanti nel tempo: immaginate infatti, per semplice analogia, di non poter fare scorte di generi alimentari in vista di una carestia perchè il vostro frigorifero è già stracolmo di altri beni alimentari e non avrebbe senso acquistare altro cibo perchè non si saprebbe dove immagazzinarlo. L'incapacità di poter stoccare ai prezzi odierni il fluido nero, per contingenze strutturali dovute ad una piena saturazione, obbligano chi necessita di petrolio a tutelarsi sul prezzo nel futuro stabilendo con largo anticipo i prezzi di consegna, e quindi di fatto ricorrendo ad una ingannevole speculazione finanziaria.
Il peak oil è il peggior incubo per la civiltà industriale del nuovo millennio, un incubo che si sta trasformando in una drammatica realtà: il greggio si sta esaurendo. Ora non per lanciare facili catastrofismi o iettature mediatiche ma sappiate che il petrolio, così detto convenzionale, ovvero con basso contenuto di zolfo e dalla elevata fluidità, sta terminando. Il peak oil (detto anche il picco di produzione del petrolio) è un momento storico in cui la capacità estrattiva (quindi l'offerta) non è più in grado di soddisfare pienamente la domanda, vista in continuo aumento a causa della voracità di due players globali affamati di qualsiasi genere di risorsa, Cina ed India. Tanto per dare qualche cifra, solo la Cina necessita di un quantitativo di greggio pari ad un decimo di quanto richiesto dagli USA: e non dimentichiamo che entro il 2025 il dragone rosso dovrebbe superare abbondantemente il PIL americano ! Il petrolio convenzionale si sta esaurendo, ma il greggio nelle sue rimanenti varianti (greggio pesante e bituminoso) sarà ancora copiosamente abbondante.
Quello di cui purtroppo pochi sono a conoscenza è la criticità nel differenziale tra greggio disponibile e greggio richiesto che comporterà un deficit petrolifero giornaliero crescente anno dopo anno. Già nei prossimi due anni l'offerta petrolifera è vista in discesa del 2/3 % contro un aumento della domanda del 3/4 % creando un vero e proprio gap energetico dalle conseguenze tutt'altro che immaginabili. Non da meno, delle circa 200 raffinerie sparse sul pianeta la quasi totalità è strutturata per la raffinazione del greggio convenzionale, o come viene definito al Nymex (la borsa petrolifera), il Light Sweet Crude Oil. Le recenti esternazioni dell'OPEC confermano questa tesi ovvero incapacità ad intervenire per aumentare la produzione: l'Arabia Saudita, lo swing producer ovvero il produttore elastico, ha dimostrato pienamente questa tesi. Anche i suoi grandi giacimenti sono in fase di esaurimento.
E proprio su questo sta puntando la nota banca francese di Parigi ovvero che il fenomeno contango consenta di realizzare ingenti profitti in conseguenza del continuo e progressivo rialzo del greggio per una situazione strutturale del mercato petrolifero. Certo questo istituto di credito non è l'unico ad aver intrapreso questa strada di pura speculazione, andando quindi a gonfiare le fila di tutti i grandi soggetti istituzionali che hanno preso posizione rialzista sul petrolio a lungo termine. Numerose proiezioni di borsa parlano ormai del prossimo target a 200 $ il barile, mentre contemporaneamente assistiamo a patetici tentativi dei mass media e di alcune farse politiche che sottolineano come il prezzo del petrolio sia ormai una variabile impazzita a causa di istanze puramente speculative. Forse. Ma dubito che l'intero scenario petrolifero mondiale si possa rappresentare solo per la presenza di questi avvoltoi finanziari.
In vero chi si sta posizionando al rialzo con le scadenze a termine molto lontane sono anche numerosi governi e corporations che necessitano del greggio per le loro produzioni e quindi cercano quanto prima una sorta di polizza di assicurazione sul prezzo del petrolio nel lungo periodo (i contratti future sono nati originariamente per soddisfare proprio questa esigenza e non per pura speculazione). Il picco di produzione del petrolio è l'argomento mediaticamente più censurato al mondo in quanto una sua diffusa propaganda provocherebbe preoccupanti ondate di sommosse o tumulti popolari una volta conosciuto il destino che aspetta la maggioranza delle persone nei prossimi decenni. Vi basti considerare i suoi effetti in campo agroindustriale: tutt'altro colpito da speculazione finanziaria per rincorrere le materie prime (commodity) con la tecnica dell'arraffa arraffa.
Oltre un secolo fa la popolazione mondiale si attestava ad oltre un miliardo di individui, contemporaneamente una vacca da latte produceva circa 6/7 litri di latte al giorno e la resa agricola di un ettaro coltivato a mais era di circa 20 quintali. Oggi la popolazione mondiale è sestuplicata, oltre i sei miliardi, e casualmente lo stesso è avvenuto anche per la resa di una montata lattea di una vacca e la resa agricola di un ettaro di terreno coltivato a mais. Questa esplosione demografica è stata resa possibile proprio grazie all'industria petrolifera, al greggio (abbondante ed a buon mercato) ed al loro prezioso contributo che ha consentito l'avvento e lo sviluppo su larga scala di attrezzature agricole (trattori, mietitrebbie, spargiletame, pompe di irrigazione), fertilizzanti e pesticidi che hanno assieme aumentato la fertilità dei terreni agricoli, variabile endogena per l'attuale catena alimentare del genere umano basata su quattro cereali (riso, mais, soia, frumento) e su tre allevamenti di carne (bovini, suini e pollame). Anche a Parigi, grandi amministratori di patrimoni bancari, pur non avendo esperienze di business agroindustriale, stanno investendo sull'ultima fase di contango delle quotazioni, ritenendo che questo processo di rialzo delle quotazioni del greggio sia fisiologico, quasi strutturale ed ancora ad uno stadio iniziale prima di arrivare a livelli di prezzo (forse 300 $ il barile) che innescheranno una lenta e progressiva sgretolazione delle principali attività economiche umane. No oil, no party. Eugenio Benetazzo


fonte: disinformazione.it

domenica 8 giugno 2008

L'automobile a idrogeno




Benvenuti nel presente! L'automobile a idrogeno già esiste, agiamo affinché diventi una realtà nel più breve tempo possibile, non possiamo più aspettare!
I governi di tutti il mondo devo darsi una mossa!

Vogliamo essere i primi al mondo a creare una legge che obblighi i padroni del petrolio a installare distributori di idrogeno accanto ai convenzionali distributori di benzina?

Questa strategia aiuterà lo sviluppo immediato di questa tecnologia che cresce a rilento per mancanza di richiesta da parte dei consumatori che non avendo punti di distribuzione disponibili di idrogeno non compreranno mai macchine con tale tecnologia! Il risultato di questa mossa porterà all'aumento della richiesta e dell'interesse da parte della gente verso questo tipo di auto, incrementandosi la richiesta le case automobilistiche si faranno la guerra per accaparrarsi fette di mercato, riducendo così i costi di produzione e rendendole accessibili a tutti. Questa legge dovrà anche obbligare le multinazionali del petrolio a produrre idrogeno in maniera pulita utilizzando energie alternative al nucleare e ai combustibili fossili.

FIRMATE LA PETIZIONE E FATELA FIRMARE ANCHE AI VOSTRI AMICI E PARENTI, PIU' SAREMO E PIU SARA' FACILE FAR ABBASSARE LA TESTA AI PADRONI DEL PETROLIO!

PER FIRMARE LA PETIZIONE CLICCA QUI

martedì 3 giugno 2008

Best Before 2012



Best before 2012
di Eugenio Benetazzo, autore di "Duri e Puri: aspettando un nuovo 1929"
tratto da Disinformazione.it

Siete tutti presi dalla preoccupazione dovuta al rialzo dei tassi di interesse e del possibile inasprimento del conflitto militare tra Israele e il Libano, ma nel nostro imminente futuro qualcosa di più nefasto ed apocalittico aspetta il genere umano con il suo benessere e certezze costruite.
E su cosa è costruito questo benessere e queste certezze ? Su quello straordinario fluido nero che abbiamo chiamato petrolio che ha consentito alla civiltà umana di prosperare ed evolversi con una fenomenologia sorprendente senza precedenti storici.

Pochi sono a conoscenza del fatto che tra il 2001 ed il 2004 si è con molta probabilità raggiunto quello che i geofisici chiamano il picco di produzione mondiale del petrolio. Con questo termine si individua un momento storico della civiltà umana al quanto buio e drammatico: per la prima volta dopo circa un secolo dalla nascita dell’era petrolifera, la quantità estratta ed offerta dai paesi OPEC e NON-OPEC non è più in grado di soddisfare la domanda complessiva dei paesi industrializzati, creando un deficit giornaliero di circa 2/3 milioni di barili al giorno (destinati a crescere esponenzialmente anno dopo anno).

La presenza di questo deficit quotidiano di qualche milione di barili lo paghiamo già da alcuni anni con il lento e progressivo rialzo del greggio che nei prossimi trimestri è destinato a varcare la soglia dei 90 USD: scordatevi di rivedere in futuro il petrolio sotto i 50 USD. A compromettere ulteriormente lo scenario mondiale ci hanno pensato anche Cina ed India, che svegliati da un lungo letargo ancestrale, hanno completamente modificato il fabbisogno di approvvigionamento mondiale di greggio.

Attenzione, evitiamo di fare confusione: il petrolio non sta terminando dal punto di vista quantitativo, si sta semplicemente esaurendo nella sua migliore consistenza qualitativa. Quello che infatti viene volgarmente chiamato petrolio, e che estrattivamente parlando viene indicato con il termine LCO (light crude oil), identifica una convenzionale qualità di greggio priva di zolfo e molto fluida: tali caratteristiche lo rendono pertanto molto facile da estrarre e raffinare. Questo tipo di greggio costituisce solitamente il 35/40 % di ogni giacimento: il restante è composto da petrolio pesante (ricco di zolfo), bitumi e sabbie oleose (oli sands). Si sta esaurendo il greggio leggero, quello che 140 raffinerie su 150 in tutto il mondo sono in grado di poter raffinare. Questo tipo di greggio è quello tra l’altro più redditizio industrialmente parlando, mentre il rimanente è addirittura antieconomico, il che significa che si spenderebbe più denaro ad estrarlo e raffinarlo di quanto se ne potrebbe ottenere dal suo usuale sfruttamento.

La maggior parte di noi è abituata a pensare che una carenza di greggio sui mercati comporti, per esempio, un minore ricorso all’utilizzo dei mezzi automobilistici, un pò quello che avvenne durante le due crisi petrolifere del 73 e del 79. Peccato però che quei due momenti di contrazione dell’offerta petrolifera avevano natura politica e non strutturale come oggi.
Dobbiamo immaginare il sistema economico mondiale come un organismo umano: per il primo, il petrolio è come l’acqua per il secondo, perciò di importanza vitale. Un essere umano è composto per circa il 70 % di acqua, quindi circa 50 litri su una corporatura media di 70 kg . Per soccombere non è necessario perdere tutti i 50 litri di acqua, ma è sufficiente una mancanza del 5 %, quindi poco meno di 3 litri , per far collassare e morire l’organismo in seguito a disidratazione.

Il sistema economico mondiale è analogamente uguale: per collassare su stesso è sufficiente che venga a mancare appena un 5 % della sua linfa vitale: il petrolio. Preparatevi perciò a LATOC ovvero alla Life After The Oil Crash, un impensabile ridimensionamento e trasformazione della vita umana per come siamo abituati a concepirla.
L’utilizzo dei mezzi automobilistici per trasportare merci e persone è in realtà un problema secondario in quanto la prima area di attività umana profondamente modificata sarà l’attività agroindustriale. La produttività e fertilità dei terreni agricoli è cresciuta in ¾ di secolo al tasso medio del 5 % all’anno proprio grazie al fenomenale contributo della petrolchimica. Fertilizzanti, pesticidi, pompe di irrigazione ed ogni sorta di attrezzatura agricola hanno consentito di ottenere raccolti quantitativamente abbondanti ed impensabili rispetto ai cicli naturali imposti dalla natura, raccolti che hanno permesso di sostenere il tenore alimentare degli allevamenti intensivi e poter quindi disporre e consumare generi alimentari di derivazione animale un tempo impensabili.

Pensate solamente ai consumi di carne di 50 anni fa e rapportateli a quelli odierni (tralasciando l’aspetto qualitativo). Pensate a quanti generi alimentari raffinati e preconfezionati vengono resi disponibili sottocasa grazie ai processi di surgelamento e di trasporto dai lontani luoghi di confezionamento.
Questa è la vera essenza del traumatico mutamento epocale che ci attende: l’insostenibilità dell’attuale sistema alimentare, e non parlo di chi è abituato a vivere con un dollaro al giorno ed uno pseudo pasto caldo alla settimana, ma della totalità dei paesi occidentali industrializzati, che hanno potuto prosperare proprio in virtù di una straordinaria abbondanza, ricchezza e varietà alimentare, mai vista nei secoli precedenti.

Chi pensa di poter muovere un trattore John Deere da 900 CV o una mietitrebbia New Holland del peso di oltre 15 tonnellate con i pannelli fotovoltaici sul tetto della cabina del conducente è un povero illuso. Illuso proprio come chi ritiene che le fonti di energia alternativa (in realtà pienamente dipendenti nello sviluppo proprio dallo stesso greggio) possano consentire di mantenere il nostro attuale status evolutivo, in cui il 2 % della popolazione mondiale sostiene dal punto di vista alimentare il restante 98 %.
Mi fanno sorridere ancor di più le fantomatiche risorse del futuro, come l’idrogeno o il bioetanolo, spacciate come la salvezza del genere umano. Non possono essere implementate come strategie sostitutive senza la presenza abbondante ed a buon mercato del greggio. Per ottenere 3.000 litri di etanolo ne dovete spendere 7.000 per arare, seminare, irrigare, raccogliere e trasportare il raccolto ottenuto. Stesso dicasi per l’idrogeno, in realtà un vettore di energia e non una fonte di energia: per ottenere 1KWh di energia dalla combustione dell’idrogeno ne devo consumare 1,5 KWh per produrre quello stesso quantitativo di l’idrogeno che bruciando mi eroga 1KWh.

Per circa 75 anni un’abbondanza smisurata ed irripetibile di greggio convenzionale disponibile a costi irrisori ha consentito al genere umano di esplodere demograficamente attraverso uno slancio evolutivo senza precedenti storici che ha permesso il raggiungimento di elevati standard di vita: ma quest’epoca sta per finire. Quest’epoca è ormai giunta al suo naturale declino. Già entro i prossimi cinque anni (2012) potremmo percepire le prime conseguenze macroeconomiche sull’intero pianeta che colpiranno prima la sfera economica della nostra vita e successivamente la nostra capacità di sostentamento alimentare conosciuta fino a qualche anno prima.

Eugenio Benetazzo
Tratto dal tour itinerante di BLEKGEK
www.eugeniobenetazzo.com/tour.html

Avviso: a tutti gli scettici che pensano che la festa non possa finire e che quanto esposto sopra siano esagerazioni o preoccupazioni infondate, consiglio di andarsi a studiare le teorie ed i modelli di esaurimento petrolifero di Hubbert e Campbell, oltre a tutti gli approfondimenti sulla reale economicità ed implementazione gestionale di qualsiasi fonte di energia rinnovabile.

giovedì 29 maggio 2008

Il nucleare non serve all’Italia


Questo il titolo del dossier presentato questa mattina da Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne Greenpeace Italia, per svelare le “menzogne dei fautori dell’atomo”. Si citano infatti nel dossier tutti gli slogan che vengono riproposti nella campagna mediatica a favore del nucleare, approfondendoli poi uno ad uno per dimostrarne l’assoluta infondatezza. Tra gli slogan più utilizzati il fatto che: è l’unica risposta concreta per fermare i cambiamenti climatici, è economico, permette di ridurre la bolletta italiana e la dipendenza dall’estero, è sicuro. Tutte «bugie, conti fasulli, favole» scrivono le associazioni ambientaliste «che servono a costruire una risposta emotiva da parte dell’opinione pubblica e un dibattito ideologico sui tabù e i divieti. Nella realtà si sta solo facendo il gioco di quei gruppi di interesse che si stanno candidando a gestire una montagna miliardaria di investimenti pubblici». Per le tre associazioni ambientaliste la soluzione per fermare la febbre del pianeta e ridurre la bolletta energetica italiana è molto più semplice dell’opzione nuclearista rilanciata dal ministro Claudio Scajola: è fondata sul risparmio, sull’efficienza energetica e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. Semplicemente perché è la via più immediata, più economica e sostenibile. Sui costi, si sottolinea che gran parte del costo dell’elettricità da nucleare è legato agli investimenti per la progettazione e realizzazione delle centrali, che è almeno doppio di quanto ufficialmente dichiarato, e richiede tempi di ritorno di circa 20 anni. A cui vanno aggiunti i costi di smaltimento delle scorie e di smantellamento degli impianti.
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mercoledì 28 maggio 2008

La Corrente del Golfo e la Catarsi Imminente





Ciò che state per leggere cambierà per sempre il vostro mondo, questo ve lo posso garantire. Devo scusarmi per essere io a portare queste notizie spiacevoli, ma è necessario che sappiate, se volete sopravvivere, che ciò che verrà sarà o SECCO e caldo o GHIACCIO e freddo.

Del riscaldamento globale si parla da 40 anni, e nel frattempo siamo diventati compiacenti. I nostri scienziati concordano sul fatto che il riscaldamento globale sarà causa di enormi cambiamenti e problemi nel mondo, ma secondo i loro ragionamenti ci vorranno cinquanta o cento anni prima di doverci occupare dei suoi effetti.

La loro idea è che, in generale, il riscaldamento globale sarà lento ed il mondo troverà il tempo per scoprire la soluzione ai problemi.
Nuove incontrovertibili prove suggeriscono invece che questo scenario è semplicemente sbagliato, e faremmo meglio ad essere pronti per un'altra, più improvvisa possibilità.

Lo Scioglimento del Polo Nord

Guardiamo i fatti. Due anni fa, per la prima volta nella storia a noi nota, il Polo Nord si è completamente disciolto. Per la prima volta navi militari e private hanno potuto navigare direttamente sul polo, poiché c'era solo acqua. Di solito, in quell'area c'erano sempre stati almeno tre metri di solido ghiaccio.

Alcuni anni fa Greenpeace annunciò che la calotta polare perenne del Polo Nord era arretrata di circa 450 km, ma nessuno ha ascoltato.

Oggi, mentre scrivo quest'articolo, siamo testimoni degli incendi in Alaska, che hanno consumato più di un milione di acri di foresta. Fino ad oggi, quell'area era sempre stata coperta dalle piogge o dalla neve. Anche questi incendi sono legati direttamente allo scioglimento dei poli e alla Corrente del Golfo.

Ma alla fine il Pentagono ha dovuto - grazie ad Andrew Marshall - ammettere la verità: hanno reso pubbliche foto satellitari che ritraggono il Polo Nord nel 1970 e nel 2003, e che dimostrano come il 40% del Polo Nord si è disciolto in soli 33 anni - ed ora lo scioglimento procede ad un ritmo ancor più rapido. Il Pentagono ha provato che tutte quelle dichiarazioni del governo sui poli che non si stavano sciogliendo erano pure menzogne - più dannose di qualunque cosa la guerra di Bush all'Iraq possa provocare agli Stati Uniti.

Lo Scioglimento del Polo Sud

Un paio d'anni fa la placca denominata 'Larsen A' si è staccata dalla calotta del Polo Sud, con grande stupore di molti scienziati. All'epoca il personale scientifico che conduceva gli studi su quest'evento affermò che non si trattava di qualcosa di veramente rilevante, poiché questo lembo di ghiaccio era stato parte del Polo Sud soltanto negli ultimi 10.000 anni.

Quegli stessi scienziati aggiunsero che invece la placca 'Larsen B', che si trovava dietro 'Larsen A', non si sarebbe mai sciolta, in quanto era rimasta lì per molte ere glaciali. E tuttavia l'anno scorso 'Larsen B' si è staccata e ha preso il largo. Sempre loro affermarono che ci sarebbero voluti sei mesi per sciogliere quell'immensa massa di ghiaccio, ma ancora una volta erano in errore: sono bastati 35 giorni, e - cosa più importante - il livello degli oceani in tutto il mondo è aumentato di circa 3 cm.

Ora che la placca 'Larsen B' non c'è più, resta esposta un'enorme massa di ghiaccio detta 'Placca di Ross', e l'unica cosa che la tratteneva dallo scivolare nell'oceano era proprio 'Larsen B'. Secondo le mie fonti, nella Placca di Ross si stanno producendo varie crepe.

Se anche lei scivolerà nell'oceano, si prevede che il livello degli oceani di tutto il mondo crescerà dai 5 ai 7 metri. Questo, amici miei, cambierebbe il mondo: quasi tutte le città costiere del mondo, molte isole e tutta l'Olanda sarebbero sommerse. Forse ci vuole un evento di questo tipo per risvegliare il mondo e prendere sul serio il Riscaldamento Globale.



NEL PASSATO
Anno 1300

Il Pentagono, nel suo studio su quello che sta accadendo nel nord dell'Oceano Atlantico, ha condotto una ricerca sul passato, per vedere quando si è verificato in precedenza questo rallentamento o arresto della Corrente del Golfo, e cosa è successo nei cambiamenti climatici del mondo a quei tempi.

In realtà un tale rallentamento o arresto della corrente nel Nord Atlantico è già successo centinaia di volte in passato, milioni d'anni fa; ma nel passato recente, gli ultimi 10.000 anni, è successo soltanto due volte.

L'ultima volta è stato nell'anno 1300 d.C, e allora si trattò di un semplice rallentamento - non si fermò. Gli scienziati dibattono sul perché di quel rallentamento - non sanno veramente perché è successo.

I repentini cambiamenti climatici globali che seguirono non tornarono alla normalità prima di 550 anni. Questo periodo di tempo della nostra storia è denominato 'Piccola Era Glaciale' per via dello sconvolgimento che determinò nel nostro clima e per il freddo intenso che ne risultò.

Al Pentagono si sono resi conto che all'epoca della 'Piccola Era Glaciale' la costa est del Nord America divenne estremamente fredda, e le aree centrali ed occidentali degli Stati Uniti divennero talmente secche e aride da trasformare il 'Midwest' americano in un'enorme piana polverosa, mentre le foreste montane bruciavano - esattamente come sta accadendo oggi… Poiché ai nostri giorni il rallentamento della Corrente del Golfo è già in atto da più di 10 anni. Il clima cambiò radicalmente anche in Europa durante questa 'Piccola Era Glaciale'.

Lo studio degli Indiani Anasazi del 14° secolo d.C. è illuminante. A Chaco Canyon, nel Nuovo Messico, gli Indiani Anasazi scomparvero completamente - e nessuno sa con precisione dove andarono. Ma dallo studio sulle cause che indussero gli Anasazi ad abbandonare l'area del Nuovo Messico è emerso qualcosa di interessante: nel corso del 14° sec. d.C. l'area di Chaco Canyon fu colpita da una siccità talmente terribile, da non ricevere una sola goccia d'acqua per ben 47 anni! E una siccità di tale durata indurrebbe certo chiunque ad abbandonare l'area in questione: niente acqua, niente vita.

Gli archeologi che presentarono questo studio non sapevano quale fu la causa della siccità, ma se consideriamo che, nel periodo immediatamente precedente, la Corrente del Golfo subiva un sensibile rallentamento, tutto diventa chiaro. Questo è esattamente ciò che il Pentagono pensa che succederà all'America, al Canada e all'Europa.

Noi oggi crediamo che l'attuale siccità dell'occidente degli USA avrà termine presto, ma la storia della Terra e della Corrente del Golfo suggerisce invece che potrebbe durare altri 40 anni prima che si possa tornare ad un certo equilibrio.

8.200 Anni Fa

In realtà il rapporto del Pentagono induce a credere che la Corrente del Golfo - per quello che ne sanno loro - stavolta non avrà un semplice rallentamento, ma piuttosto si arresterà. L'ultima volta che questo è successo è stato 8.200 anni fa.

Sempre stando ai risultati della ricerca del Pentagono, questo sarebbe uno scenario ben più drammatico. Quando, 8.200 anni fa, la Corrente del Golfo si fermò, in breve tempo l'Europa fu ricoperta da circa 750 m di ghiaccio, mentre l'Inghilterra e New York si ritrovarono con un clima simile a quello della Siberia oggi.

Ne seguì una vera e propria 'Era Glaciale' che durò circa 100 anni - vedete perché il Pentagono è preoccupato… Sia Andrew Marshall che Sir David King sostengono che questo problema della Corrente del Golfo è, per la sicurezza nazionale degli USA (e di altri Paesi), una minaccia più grave di quella rappresentata da tutto il terrorismo mondiale messo insieme. Davvero, se ci pensiamo, il terrorismo non è nulla, in confronto all'arresto della Corrente del Golfo. Non si può neanche pensare di fare un paragone.

E' evidente che, senza condizioni climatiche stabili, agricoltura e allevamento diventano quasi impossibili; secondo il Pentagono, nel prossimo futuro questo problema potrebbe divenire talmente serio che potranno aver luogo guerre non per il petrolio o l'energia, ma per il cibo e l'acqua.

La minaccia maggiore per la sicurezza nazionale sarebbe rappresentata - sempre secondo il rapporto del Pentagono - dall'enorme flusso di immigrazione proveniente da quei Paesi come Finlandia, Svezia, Danimarca, che finirebbero ricoperti dai ghiacci, ed andrebbero evacuati, nonché da altre nazioni, che si spopolerebbero per altre ragioni.

E' per questo che Andrew Marshall e Sir David King volevano che il mondo sapesse la verità su quanto sta per succedere, in modo da potersi preparare per l'inevitabile.

IL SENATO USA

Nel marzo 2004 il Senato USA, messo al corrente dello studio del Pentagono, ha destinato fondi per 60 milioni di dollari alla ricerca sui CAMBIAMENTI IMPROVVISI DEL CLIMA GLOBALE. Questo ci lascia un po' di speranza - che presto il Senato USA incomincerà a dire a tutto il mondo quali cambiamenti climatici stanno per accadere.

LE NAZIONI UNITE

Il 29 Giugno 2004 si è concluso un incontro dell'ONU per discutere cosa fare a riguardo del Riscaldamento Globale e della Corrente del Golfo, cui hanno partecipato 154 nazioni. Il risultato è stato che l'unica cosa su cui sono riusciti a raggiungere un accordo è che bisogna eliminare l'uso di petrolio e benzina al più presto possibile. C'è gente che crede che, se continuiamo ad abbassare il livello delle emissioni di CO2, i problemi potranno diminuire, ed è certamente importante fare tutto ciò che possiamo. E' altrettanto importante comprendere che vi sono correnti oceaniche - diverse da quella nord atlantica - in ogni oceano; se tutte quante subissero un rallentamento o un arresto, la Terra entrerebbe senza alcun dubbio in una nuova Era Glaciale, e la Storia ci mostra che, se questo accadrà, la nostra civiltà non tornerà ad un clima temperato prima di circa 90.000 anni.

In realtà, indurre dei cambiamenti nelle correnti di tutto l'Oceano Atlantico (cambiarle, o aumentarle) per riportarle alla 'normalità' è al di là delle possibilità della razza umana e delle sue tecnologie. E' troppo tardi - secondo le previsioni della maggioranza degli scienziati mondiali - per cambiare il corso di ciò che ha già incominciato a succedere. Tutto ciò che possiamo fare ora è prepararci allo shock - ed il messaggio principale di Andrew Marshall e Sir David King è che la preparazione è essenziale.

LA NASA SI PREPARA

Il 13 Luglio 2004 la NASA ha lanciato in orbita un satellite - il primo di una serie di tre - il cui unico scopo è lo studio del Riscaldamento Globale. Oltre a studiare lo strato di ozono - altro enorme problema associato al Riscaldamento Globale - questo satellite effettuerà il monitoraggio della temperatura e della densità salina degli oceani. Forse riusciremo almeno a monitorare i rapidi cambiamenti e a predire ciò che potrà succedere a breve termine.

ALCUNI CAMBIAMENTI CLIMATICI INUSUALI VERIFICATISI DA QUANDO LA CORRENTE DEL GOLFO HA INIZIATO A RALLENTARE

Nel Marzo 2004 il mondo ha visto un grande uragano abbattersi sulla costa del Brasile. In tutta la storia, a memoria d'uomo, non era mai accaduto prima che un uragano si abbattesse sul Sud America continentale.
Nel Maggio 2004 gli USA hanno polverizzato ogni record di tornado in un solo mese: se ne contarono 562. Di questi, alcuni a Seattle - dove non se n'erano mai visti prima.

L'inverno 2003/04 è stato uno dei più rigidi della storia nel Canada orientale.
Da parecchi anni gli incendi distruggono le foreste di tutto il mondo - l'elenco sarebbe troppo lungo. L'Australia settentrionale sta bruciando, come l'Alaska - cose senza precedenti!

Tutto l'ovest degli USA è in prede alle fiamme, che si propagano di regione in regione, e il governo ha annunciato che questa è la peggiore siccità degli ultimi 500 anni. In realtà tutto il mondo è in fiamme.

L'Europa - in particolare la Francia - ha avuto nel 2004 un'ondata di caldo che è costata la vita a 15.000 persone nella sola Francia, e 30.000 in tutta Europa; e tutto questo è dovuto semplicemente all'intenso calore generato dal Riscaldamento Globale e dalla Corrente del Golfo.

Nel Luglio 2004 l'Argentina è stata travolta dalla peggiore tempesta della sua storia.

Il clima in Messico è talmente strano che in alcune zone si sono formati funghi e muffe sui raccolti - mentre in altre aree c'è siccità. Nella misura in cui i cambiamenti climatici inizieranno a succedersi rapidamente e radicalmente, la produzione di cibo diventerà il nostro più grande problema.

Le barriere coralline del mondo stanno morendo a causa del Riscaldamento Globale, e questo costituisce una seria minaccia per la maggior parte delle isole negli oceani, tra cui quelle del Pacifico. Probabilmente tutti coloro che vivono su un'isola dovranno presto abbandonarla, a causa dell'acqua marina salata che inquinerà le riserve d'acqua dolce. Di sicuro dovranno abbandonarle se il livello degli oceani salirà sensibilmente.

Oggi, 16 Luglio 2004, NPR dichiara che il 50% delle emissioni di CO2 immesse nell'atmosfera dalla nostra società tecnologica finisce negli oceani, e questo determina una diminuzione del PH fino a valori acidi. Ciò a sua volta concorre alla distruzione delle barriere coralline e alla scomparsa di un gran numero di altre forme di vita negli oceani.

E questa è solo la punta dell'iceberg. Se volessimo fare veramente sul serio e metterci a studiare tutte le bizzarrie del clima degli ultimi dieci anni (a partire dal rallentamento della Corrente del Golfo) incominceremmo a renderci conto per davvero dei radicali cambiamenti climatici globali a cui dovremo adattarci - se vogliamo che l'umanità continui a vivere sulla Terra.

IL MURO DI 13 METRI

Nel rapporto del Pentagono si raccomanda che gli Stati Uniti costruiscano un muro dell'altezza di circa 13 metri intorno a tutto il Paese, per tenere fuori coloro che vorrebbero immigrare, nel tentativo di sfuggire ai problemi climatici mondiali. Il Pentagono ritiene che i problemi più grossi saranno il cibo e l'acqua, e poiché gli USA hanno il denaro per acquistare cibo, pensano che riusciremo a far fronte a questo specifico problema più a lungo della maggior parte delle altre nazioni. La gente vorrà venire qui semplicemente per avere qualcosa da mangiare.

Se questo vi sembra qualcosa che andrebbe bene per un film apocalittico, sappiate che, di fatto, il governo degli USA ha già dato inizio alla costruzione di un tale muro al confine con il Messico.

Nota: parlando di film, il recente 'The Day After Tomorrow' è basato sulle informazioni relative all'arresto della Corrente del Golfo. A Hollywood hanno talmente esagerato la portata distruttiva delle tempeste, che la gente ha creduto che si trattasse di pura fantasia. Non è fantasia, sta succedendo realmente, ma… succederà nel modo prefigurato dal film? Nel film si vedono milioni da americani che scappano in Messico per sfuggire al clima troppo freddo.

Due settimane fa ho parlato con un funzionario militare USA coinvolto nella costruzione di questo muro di 13 metri. Durante la nostra discussione sulla Corrente del Golfo, di cui lui non sapeva niente, ad un certo punto ha detto: "Oh, ora capisco. Vedi, il muro è liscio ed invalicabile dal lato messicano, ma dal lato statunitense presenta scale e gradini che consentono di salirci su e passare in Messico. Non riuscivo a capire perché il governo stesse facendo questo."

IL CAMBIAMENTO DI FORMA DELLA CORRENTE DEL GOLFO

Nel suo rapporto, il Pentagono afferma che l'arresto della Corrente del Golfo si verificherà probabilmente nell'arco di 3-5 anni a partire dall'Ottobre 2003. Questa almeno è la loro opinione, ed essi stessi ammettono che è solo una teoria.

Ciò che ancora non sapevano - poiché era qualcosa che stava succedendo all'epoca in cui pubblicavano il rapporto - è che la Corrente del Golfo sta iniziando a cambiare forma. Questo è il segnale dell'inizio del processo di arresto di questa corrente d'acqua calda - e della fine della nostra civiltà, così come la conosciamo.

Queste informazioni provengono da due fonti, due famosi scienziati di fama mondiale, che però in questa fase preferiscono mantenere l'anonimato.

Se questo è vero, allora tutti gli effetti ed i tempi di cui parla il Pentagono nel suo rapporto vanno anticipati nel tempo, diciamo da 3 a 5 anni.

Non so se questo è vero, ma poiché non bisogna nascondere nulla, l'informazione è stata inclusa in questo articolo. Se riceverò le prove, le pubblicherò.

DAL MIO CUORE AL VOSTRO

Nel venire a conoscenza di queste informazioni, non sapevo se avrei dovuto scrivere o meno quest'articolo. Ma poiché credo nell'amore e nell'umanità, alla fine ho compreso - come Sir David King ed Andrew Marshall - che dovevo parlare, perché la conoscenza è potere.


lunedì 26 maggio 2008

Cos'è il Biodiesel?



Il Biodiesel è l’unica fonte di energia rinnovabile in forma liquida effettivamente disponibile sul mercato. Ottenuto da oli vegetali di colza, soia o girasole è un carburante particolarmente versatile e di impiego immediato. Può essere utilizzato da subito come sostituto del gasolio, puro o in miscela con quest’ultimo, come carburante nel settore dei trasporti e come combustibile per il riscaldamento senza modificare motori o caldaie.

Sicuro da stoccare e da maneggiare, il Biodiesel e’ biodegradabile, non è tossico ed è il primo ed unico carburante alternativo, riconosciuto dall’Agenzia per la protezione dell’Ambiente Statunitense (EPA). Il BBiodiesel è uno degli strumenti della Comunità Europea per l’approvvigionamento energetico e per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal protocolla di Kyoto.

La produzione italiana di Biodiesel è in costante aumento avendo superato le 400.000 tonnellate annue a fronte di una produzione europea di circa tre milioni di tonnellate annue

Petrolio: corre verso i 200 dollari. Gli scenari per l’Economia italiana



La corsa del greggio non si arresta e lo scenario di un prezzo che potrebbe arrivare ai 200 dollari al barile inizia a spaventare (non poco) le economie mondiali.

Le prospettiver per la nostra economia – che già veleggia in acque burrascose – potrebbe più degli altri paesi europei pagare un dazio pesantissimo.

A disegnare lo scenario della “vita” del nostro Bel Paese con un prezzo del greggio a 200 dollari è stata Confesercenti: vediamo quali effetti - pesantissimi - potremmo ritrovarci a vivere.

Il primo problema da afforntare sarebbe sicuramente quello legato ai carburanti: con un greggio a 200 dollari al barile il prezzo della benzina potrebbe superare i 2 euro.

Tale prezzo comporterebbe inevitabilmente una riduzione dei consumi che potrebbero scendere dell'8-10%. L’aggravio per le famiglie, sarebbe in media di circa 600-800 euro l'anno.

E’ facile prevedere anche un utilizzo – limitato – dell’autovettura.

Cambieranno in parte anche le abitudini e i consumi delle famiglie che dovranno fronteggiare costi crescenti per il riscaldamento oppure per l’acquisto di beni e servizi.

ALLARME PER I CONTI PUBBLICI

Secondo le stime di Confesercenti , il Pil italiano diminuirebbe dello 0,4% solo nel primo anno, mentre l'impatto recessivo del più alto prezzo del petrolio comporterebbe una perdita di posti di lavoro che in quattro anni farebbe lievitare il tasso di disoccupazione di circa un punto.

Peggiorerà anche la bilancia dei pagamenti, l'inflazione il primo anno registrerebbe un balzo di un punto.

Con la crescita inflazionistica scatterebbe poi una politica monetaria restrittiva con il conseguente aumento dei tassi di interesse ed un impatto negativo su mutui e debito pubblico.